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sroc. Fu lui a portarmi al tempio di Tash e fu lì che lo vidi, ma era solo una
statua vicino all'altare.
Quindi quella cosa... era Tash? chiese Eustachio.
Senza badare alla domanda, Tirian mise le braccia attorno alle spalle di
Jill e disse: Come stai, signorina?
B... bene rispose Jill, togliendosi le mani dal volto e provando a
sorridere. Tutto a posto. Il fatto è che per un attimo mi sono sentita tan-
to male. Una sensazione orribile, credetemi.
Ma allora Tash esiste esclamò l'unicorno.
Sì intervenne il nano. E la stupida scimmia che non ci credeva
ne vedrà delle belle. È stata lei a invocarlo, Tash è venuto.
Dov'è andato... andata... quella creatura? chiese Jill.
A nord, verso il cuore di Narnia rispose Tirian. È venuto tra
noi. Lo hanno evocato ed è arrivato.
Dov'è finito Enigma? fece Eustachio.
Cominciarono a chiamarlo a voce alta e Jill andò sul retro, per vedere se
per caso fosse nascosto lì. Lo cercavano già da un po' quando videro il mu-
so grigio sbucare dalla porta della torre. Una volta fuori l'asino disse: È
andato via? Quando si decise a uscire all'aperto, si accorsero che trema-
va come una foglia.
Mi rendo conto dichiarò Enigma che sono stato un asino catti-
vo. Che stupido a dare retta a Cambio! Non avrei mai immaginato che sa-
rebbero capitate cose del genere.
Ancora visibilmente scossi da quello che avevano visto, gli amici sedet-
tero di nuovo e ripresero il discorso.
Toccò a Diamante raccontare la sua esperienza. Disse che quando era
prigioniero aveva passato quasi tutto il tempo sul retro della stalla, legato,
e ovviamente non aveva potuto ascoltare i piani del nemico. Gli avevano
detto che sarebbe stato picchiato a sangue, torturato e ucciso, se non avesse
ammesso pubblicamente di credere al falso Aslan. Se gli amici non lo a-
vessero liberato, l'avrebbero giustiziato quella mattina stessa.
Ora dovevano decidere se tornare sulla collina quella notte, mostrare E-
nigma agli abitanti di Narnia e spiegare che erano stati presi in giro; oppu-
re andare incontro ad Argentovivo e alla scorta di Cair Paravel, e solo in
seguito affrontare il nemico. Tirian avrebbe preferito sicuramente il primo
piano: non poteva sopportare il pensiero della scimmia che tiranneggiava il
suo popolo. D'altro canto, la reazione dei nani la notte precedente gli servì
di monito: chissà come si sarebbe comportato il suo popolo davanti al falso
Aslan... Inoltre bisognava fare i conti con i soldati di Calormen, che, alme-
no secondo Poggin, dovevano essere come minimo una trentina. Natural-
mente, se il popolo di Narnia si fosse schierato compatto dalla loro parte,
incoraggiato dalla presenza di re Tirian, Diamante, i bambini e Poggin (E-
nigma non contava granché), sconfiggere lo scimmione e quelli di Calor-
men sarebbe stato possibile. Ma se metà degli abitanti di Narnia, compresi
i nani, fossero rimasti a guardare? O se, peggio, si fossero schierati contro
di loro? Il rischio era troppo alto. Senza dimenticare il pericolo incombente
di Tash: cosa avrebbe fatto? In fin dei conti, sottolineò Poggin, non sareb-
be stato un gran male lasciare lo scimmione nei guai per un paio di giorni.
Non era in grado di mostrare il finto leone ai fedeli ed era difficile imma-
ginare cosa avrebbero inventato - lui o il Rosso - per calmare quelli che
chiedevano di vedere Aslan e parlargli. Sicuramente, prima o poi sarebbe-
ro nati dei sospetti.
Alla fine della discussione, gli amici decisero che la cosa migliore fosse
andare incontro ad Argento vivo e si tranquillizzarono. In tutta onestà non
penso che il cambio d'umore fosse dovuto al sollievo di non dover affron-
tare subito la battaglia (eccezion fatta, forse, per Jill ed Eustachio). Credo
che si sentissero meglio perché, almeno per il momento, non avrebbero in-
contrato l'orribile mostro con la testa d'uccello che doveva già essere arri-
vato alla Collina della Stalla.
Tirian disse che bisognava togliersi le divise ed evitare che qualche fede-
le compagno di Narnia li scambiasse per Calormeniani. Il nano preparò
una strana mistura con cenere e grasso, abbastanza ripugnante a vedersi,
che di solito veniva usata per ungere le armi. Gli amici tolsero le armature
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